Nel sentire comune non è raro associare alla finanza caratterizzazioni di natura opposta o lontana da quelli che sono ritenuti i principi etici condivisi.Tale forzatura, in generale non veritiera, è ancor meno condivisibile quando si parla di finanza etica.In particolare, in questo articolo ci soffermeremo sui bond etici.
Cosa sono i bond eticiPiù concretamente, come funziona un bond etico? Per rispondere a tale domanda possiamo illustrare alcuni esempi di prodotti presenti sul mercato, senza dimenticare che anche nel settore della finanza etica vengono via via proposti strumenti innovativi.Un esempio classico di obbligazioni etiche è rappresentato da quei titoli che prevedono che l’investitore rinunci ad una parte del rendimento che gli spetterebbe, che viene devoluto dall’emittente, spesso integrato anche da un contributo di quest’ultimo, ad una o più iniziative no profit e sociali ritenute come meritorie. Nel caso di social bond emessi da banche, spesso il meccanismo sociale consiste nel rendere disponibili risorse per erogare finanziamenti a soggetti che altrimenti avrebbero difficoltà ad ottenerne (es. microcredito, finanziamenti per zone oggetto di calamità naturali o economicamente svantaggiate).
Solo per citare alcuni esempi, e senza uscire dai confini italiani, sono stati emessi bond etici finalizzati alla ricostruzione di scuole abbattute da terremoti, sono state finanziate iniziative formative promosse da enti non profit, piuttosto che sono stati finanziati specifici progetti ideati da onlus.
All’interno di tale famiglia di obbligazioni, è difficile identificare una tipologia standard, in quanto sono presenti differenti tipologie di titoli, con caratteristiche fra loro differenti.
Un punto comune può essere tuttavia rintracciato nella volontà degli investitori di coniugare interessi personali con interessi sociali e generali.
I green bondUna famiglia particolare di bond etici è rappresentata dai cosiddetti green bond, cioè da quelle obbligazioni emesse per finanziare iniziative ad alto impatto ambientale.Social impact bond
Categoria diffusa nei paesi di tradizione anglosassone, è quella dei social impact bond, emessi da soggetti pubblici (non solo lo stato centrale, ma anche da enti o da agenzie locali) per finanziare progetti con obiettivi di riduzione di situazioni di disagio sociale. I fondi così raccolti sono solitamente gestiti da soggetti non profit privati, incentivati a perseguire una gestione efficace ed efficiente, perché gli investitori sono remunerati sulla base del raggiungimento degli obiettivi di natura sociale.I rischi
Anche nel caso di bond etici, è opportuno che un investitore, anche se spinto da un moto di altruismo, utilizzi alcune accortezze valide per qualsiasi tipologia di investimento.
Innanzitutto è opportuno evitare il rischio di concentrazione, investendo in ogni titolo solo una piccola parte del patrimonio, ed è opportuno ricordarsi che un’obbligazione etica è soggetta al rischio emittente alla pari di qualsiasi altro bond tradizionale (a parità di emittente e delle altre condizioni, in linea di massima la rischiosità di un bond etico è apri a quella di un bond tradizionale). Aspetto a volte problematico è quello della liquidità dei bond etici: anche se chi investe in una obbligazione etica ha spesso la volontà di mantenere un investimento di tale tipologia fino a scadenza, è opportuno acquistare titoli che in caso di necessità siano facili da vendere, senza incorrere in perdite riconducibili alla difficoltà di individuare un acquirente.
Anche nel caso di strumenti di finanza etica, potrebbe essere opportuno per il piccolo risparmiatore investire in maniera indiretta tramite fondi comuni e/o ETF, per diversificare in maniera più efficace il proprio portafoglio, e per ovviare al taglio minimo relativamente elevato previsto per alcune obbligazioni etiche.
In questo modo potrebbe non essere un’ipotesi remota quella di dare un piccolo contributo sociale, senza dover rinunciare integralmente ad un ritorno sugli investimenti effettuati.